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Lo sapevate che

«Meto» Gaio: il motore dello sci fondo nel Primiero

Giacomo Meto Gaio in versione agonista con le Fiamme Gialle
Giacomo Meto Gaio in versione agonista con le Fiamme Gialle

LO SAPEVATE CHE… Se lo sci di fondo ha avuto un’evoluzione e una crescita importante nella valle del Primiero gran merito è dovuto a Giacomo «Meto» Gaio, ex atleta, successivamente allenatore e motore dell’attività sportiva dello sci nordico ai piedi delle Pale di San Martino. Un personaggio carismatico, ma pure un esempio di passione sublime, che è scomparso nel novembre 2019 all’età di 85 anni lasciando un vuoto incolmabile.
Giacomo «Meto» Gaio, Presidente Onorario dell’US Primiero, ex Fiamme Gialle, una vera e propria icona dello sci di fondo nella Valle di Primiero, prima come atleta e successivamente come allenatore a Tarvisio, dove contribuì alla crescita di tanti giovani, tra i quali Dalla Mea, Primus e Paruzzi. Tornato nel suo Trentino, partecipò alla fondazione dell’allora Us Val Cismon, dove si formarono atleti come Gianantonio Zanetel, i fratelli e cugini Debertolis, Giacomel e tanti altri.
Negli anni ’80 quindi seguì contemporaneamente i giovani del Comitato Trentino e dell’US Primiero. Un vero e proprio punto di riferimento in una valle che anche negli ultimi anni ha regalato tanti atleti al fondo italiano.
Un ambasciatore degli sci stretti, che ha vissuto integralmente lo sviluppo dello sci nordico, come si raccontava nel libro dei 50 anni dalla fondazione dell’Us Primiero: «Quando andavo a scuola – raccontava Gaio – tutti andavano a sciare, perché era una disciplina inserita nel programma settimanale. Un aspetto che adesso manca. Mi ricordo ancora quando, in attesa della prima neve, si sciava addirittura sulla brina ad Imer. Mi piaceva tanto e sciavo ogni inverno con tanta passione. Poi appena finita la scuola ho iniziato a lavorare, ma riuscivo a ritagliarmi lo spazio per allenarmi, ottenendo risultati importanti nelle gare di Comitato e così sono stato inserito nella rappresentativa provinciale, partecipando a più edizioni dei campionati italiani con eccellenti responsi, tant’è che le Fiamme Gialle decisero di arruolarmi. Nel gruppo sportivo della Finanza sono rimasto 6 anni, ottenendo buoni risultati e sfiorando anche la convocazione per le Olimpiadi del 1956, dove pur avendo i requisiti decisero di non portarmi con loro perché ero troppo giovane. Peccato, perché poi il treno a cinque cerchi non è più passato. In tante stagioni ho fatto molte gare, dalla Kurrikala ai campionati italiani, a gare nazionali alle staffette con ottimi risultati e piazzamenti di rilievo».
Il passaggio da atleta a tecnico non è stato facile: «Fortunatamente avevo un lavoro con la Guardia di Finanza e decisi di fare il corso sottoufficiali, ma quando fu il momento del trasferimento, essendo nella stessa posizione anche mio fratello, lui andò a Predazzo ed io a Tarvisio. Una zona montana che mi permise comunque di proseguire con la mia passione e così misi a disposizione dello sci club locale la mia esperienza, lavorando con i più piccoli. C’erano atleti come Dalla Mea, Primus e la stessa Paruzzi».
Il ritorno nel suo paese natio coincise quando venne fondato il soccorso alpino della Guardia di Finanza a Passo Rolle, su volontà del generale Carlo Valentino. «Per me – continuava Meto – fu l’opportunità di tornare a casa. Il fondo in quegli anni non era particolarmente sviluppato nel Primiero, c’erano pochi soldi, ma tanti ragazzi appassionati e così decisi di scrivere a tutti i sindaci dei Comuni se potevano aiutare economicamente lo sviluppo della sezione fondo. E così fu, con le amministrazioni che contribuirono con 150 mila lire a testa, permettendoci di acquistare gli sci per i ragazzi. In poche stagioni giunsero importanti risultati, come vittorie ai Giochi della Gioventù, titoli italiani fra gli allievi e nelle altre categorie».
Anche nel settore fondo però c’era bisogno di unificare le forze. «Nei primi anni – raccontava Gaio – c’erano tanti sodalizi come il Croda Rossa a San Martino, il Sass Maor a Primiero, l’Enair a Mezzano, la Usi ad Imer e pure la Canale, altra società. Era indispensabile metterci tutti assieme e finalmente riuscimmo a fondare l’allora US Val Cismon. Non nascondo che per me era un impegno non da poco, perché dovevo continuamente cambiare sede di allenamento per cercare di accontentare tutte le realtà. Però non sono mancate le soddisfazioni e i momenti di gioia, con la crescita e l’affermazione di tanti alteti come Gianantonio Zanetel, ed ancora Tomas, Taufer, i fratelli e cugini Debertolis, Simion, Cecco, Giacomel, Bettega».
Nacque così un vivaio importante e inevitabilmente anche il Comitato Trentino della Fisi aveva bisogno di un allenatore di riferimento in valle. «Verso gli anni Ottanta mi venne fatta questa proposta che accettai molto volentieri. Allenavo sia il Comitato sia il Primiero ed era anche più facile rispetto ad adesso, perché c’erano poche specialità e le gare in calendario erano inferiori. In Comitato ho allenato per circa 8 anni, tornando poi a seguire l’US Primiero. Da alcuni anni per questioni di età ho smesso, passando il testimone proprio ad alcuni dei miei ragazzi che ora sono dei tecnici eccezionali. Un paio di anni fa ho avuto un incidente e non ho più l’agilità di una volta, ma non posso stare lontano da questo fantastico mondo, tant’è che quando posso mi metto a disposizione per sciolinare gli sci».
Cosa porta nel cuore dopo tanti anni di esperienza nel mondo dello sci di fondo. «Senza dubbio i sorrisi e le soddisfazioni che mi hanno dato i tanti giovani, ma anche la crescita che ha avuto l’US Primiero negli anni, affermandosi fra le migliori società d’Italia. Ricordo le tante trasferte in giro per l’Italia ed anche alle Olimpiadi giovanili in Canada. Anche dal punto di vista organizzativo quasi ogni anno si organizzano gare di livello nazionale e internazionale. Sono contento di aver contribuito alla crescita di un movimento straordinario».

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